Madre Teresa Maria per noi è stata sempre: Madre Teresa. Per far capire, a chi legge, che non parliamo della ben nota suora di Calcutta, proclamata santa, dobbiamo aggiungere il secondo nome: Maria. Ma ci è caro ricordarla con il nome a noi familiare: Madre Teresa.
Ogni volta che Claudia ed io andavamo a Viareggio per trascorrere alcuni giorni con la Marta in casa Valtorta, era d’obbligo recarci tutti e tre, un pomeriggio, a far visita a Madre Teresa, Priora nel Monastero delle Carmelitane scalze di clausura a San Colombano, poco distante da Lucca. Dopo una breve attesa in parlatorio, davanti alla doppia grata oltre la quale si vedeva solo una tenda nera, si udiva un passo strascicante e una voce limpida che salutava: “Sia lodato Gesù Cristo”. Veniva scostata la tenda e appariva dietro le grate il bel volto della monaca, sorridente, solare negli espressivi occhi celesti. Era un incontro che si ripeteva sempre con intima gioia.
Madre Teresa era stata la grande confidente di Maria Valtorta. Non si erano mai incontrate la claustrata per vocazione e la claustrata per infermità, ma avevano affidato ad un fitto scambio di lettere, per circa dodici anni, le ansie sulle vicende dell’Opera e i trasporti confidenziali delle loro anime gemelle.
Si avvertiva la presenza di Maria Valtorta nei nostri incontri con Madre Teresa, che però non parlava di lei, ma si intratteneva con noi sulle novità liete o tristi a riguardo dell’Opera e sulle persone degne di nota che si affacciavano sulla sua storia. Ed è strano che anche noi non pensassimo di farle domande sui suoi rapporti con la nostra Maria. Se poi ripenso al fatto che la Madre non approvava la pubblicazione dell’Autobiografia, perché Maria l’aveva scritta non per il pubblico ma per il suo padre spirituale e confessore, comprendo bene la naturalezza di quel voluto riserbo, da noi rispettato e condiviso inconsciamente nei colloqui al monastero di San Colombano.
Può essere una buona regola tenere distinti gli scritti rivelati per il bene delle anime dagli scritti privati. Il compito dell’editore di Maria Valtorta, anche in forza di un contratto stilato e sottoscritto nel 1952, poteva ritenersi esaurito con la pubblicazione integrale dei 122 quaderni autografi, che comprendono la materia dei dieci volumi dell’opera maggiore e di altri cinque volumi di opere minori, anch’esse dalla lettura edificante.
La pubblicazione dell’Autobiografia era avvenuta a distanza di otto anni dalla morte di Maria Valtorta, quando bisognava far sapere qualcosa di più dei cenni biografici di colei che aveva scritto la grande opera rivelata. Molto maggiore è stato il tempo trascorso tra le date delle sue Lettere e la loro pubblicazione in quattro volumi. Di recente, sotto il titolo: I miei libri, le mie letture, abbiamo reso note le fonti della sua cultura. Ora esce la pubblicazione intitolata L’apostolato in Azione Cattolica, che raccoglie le conferenze tenute in quella Associazione negli anni Trenta. Madre Teresa, monaca di clausura ma dalla bella apertura mentale, oggi potrebbe convincersi dell’opportunità di far conoscere gradualmente, a tempo debito, gli scritti privati di Maria Valtorta, di mano in mano che si comprende la loro importanza e si scopre la portata della loro edificazione per le anime.
La figura di Maria Valtorta è rappresentata dalla Fondazione Erede, così detta perché ne detiene l’eredità materiale. Il primo dovere è custodire. Il secondo dovere è rendere pubblici gli scritti rivelati ed anche gli scritti della sfera privata purché non riservati. Il terzo dovere è rendere accessibile tutto in un processo canonico.
la nota di Emilio Pisani