Terziaria dell’Ordine Francescano

[…] Io e S. Francesco eravamo vecchi conoscenti.

Nel mio Collegio, nella primavera 1912, la mia Superiora, conoscendo il mio trasporto per questo Santo che allora era molto poco celebrato, mi aveva dato da leggere un libro sul medesimo: «Amor che spira», se ben ricordo quel titolo. Nessuno voleva leggerlo per la prima, neanche le Suore. La Superiora lo portò a me dicendo: «Tieni, Valtortino, tu che sei una piccola francescana leggi e sappimi dire se può piacere alle altre per farlo leggere in refettorio». Era un libro nuovo, con ancora le pagine da tagliare. Mi tuffai in quella lettura e, se prima amavo il Serafico d’istinto, dopo lo amai tre volte di più col conoscimento. Avevo trovato il mio Santo. E anche nei periodi neri della mia giovinezza il mio affetto per lui non s’era illanguidito.

Era più che naturale che ora, tornata a Dio con tutta la pienezza della volontà, più che mai mi sentissi portata verso il suo Araldo, verso lo Stigmatizzato della Verna, verso colui che dopo esser stato carne seppe, per amore del Cristo, divenire spirito.

Fui lì lì per ascrivermi subito al Terz’Ordine Francescano. Ma me ne astenni. Perché? Perché un resto di vergogna era ancora in me. Mi fidavo ormai e mi affidavo alla Misericordia di Dio e in Dio trovavo sempre più quel conforto che avevo inutilmente cercato di trovare in tutti gli umani. Ma non ero ancora giunta al punto di credere, come credo ora, che la Misericordia di Dio è così infinita che nulla le è di ostacolo per amare le sue creature.

Mi dicevo: «Sì, Dio ti ha perdonata e ti vuole bene come prima. Ma tu, anima mia, non ti devi dimenticare quello che hai fatto di contrario alla Legge divina. Perciò prima di entrare in una milizia quale è un Terz’Ordine devi fare il tuo purgatorio. Un purgatorio di penitenza, un purgatorio di studio per purificarti e per crescere nella conoscenza dei tuoi doveri di cristiana. Sei stata infetta per tanti anni, ora sta’ in quarantena». […]

Quando lessi l’atto d’offerta all’Amore misericordioso piansi di gioia… Avevo trovato quello che cercavo. Se per entrare nel Terz’Ordine Francescano avevo imposto un periodo di prova a me stessa, ora non attesi un attimo. Erano due anni che cercavo una maestra di spirito che mi facesse da madrina nel mio rito di sacrificio a Dio. L’avevo trovata, finalmente!…

Decisi di fare una buonissima confessione, una fervorosa comunione, ancora migliori delle solite, e poi di pronunciare il mio atto d’offerta. Sono un’impulsiva in certi casi. […]

Nell’autunno 1928 giudicai che potevo chiedere di entrare nel Terz’Ordine Francescano. Ormai vedevo che tutto quanto mi aveva turbata in passato era vinto per sempre e che io ero un’altra, trasformata come ero dall’amore.

Allora mi recai dai Francescani ed esposi il mio caso. Bisognava accettarmi così come potevo: ossia niente adunanze e niente inviti, per ora, per non urtare le suscettibilità materne. Mi risposero che si poteva fare, solo che questo avrebbe ritardato la mia vestizione. Pazienza! Mi sarei sempre più preparata a quella cerimonia che volevo realmente fosse un sigillo indelebile. […] (Maria Valtorta, Autobiografia)

Attestato di vestizione dell’abito del Terz’Ordine francescano conferito a Maria Valtorta

La mia dolce appartenenza al III Or. di S. Francesco spontanea, volontaria, amata sempre, e insostituibile sempre, perché io sono anima francescana

Attestato di professione della Regola francescana conferito a Maria Valtorta

Ho professato 11 anni dopo perché la malattia mi aveva interdetto ogni movimento: Solo oggi, dopo 9 anni di crocifissione il R. P. Micheli mi consacra del tutto all’Ordine Francescano. Suor Maria della Croce.

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Terziaria dell’Ordine dei Servi di Maria

[…] Ed ora, Padre, le dirò che sono commossa per la bontà di Dio, dalla quale è venuta la sua. È stato Gesù che glielo ha ispirato. Lo desideravo tanto d’esser nel Terz’Ordine dell’Addolorata. Se non fossi stata fin da bambina devotissima di S. Francesco d’Assisi e non avessi avuto molte penose esperienze con sacerdoti dei Servi di Maria, quando nel 1926 decisi di entrare in un Terzo Ordine mi sarei rivolta a quello dell’Addolorata o del Carmelo. Perché volevo esser di Maria anche quando… ero una capretta, come dice Gesù. L’amavo male conoscendola poco, ma istintivamente andavo verso di Lei. Ora, da quando l’ho vista soffrire, l’amo come amo suo Figlio: “con tutte le mie forze”, e si era acuito il desiderio di esser dell’Addolorata. Tacevo, ma avevo la spina del desiderio infissa in gola. […] (I Quaderni del 1944, 16 marzo)

[…] Mi ha detto Gesù mentre ricevevo la S. Comunione: «Voglio che tutti i dettati e visioni che Io ti concedo appartengano all’Ordine dei Servi di Maria. Voglio che l’Ordine ne usi per suo bene e per la predicazione. Voglio che tu sia difesa e protetta e aiutata dall’Ordine. Da sola rimarresti soverchiata,

perché troppi sono i derisori, i calunniatori, gli odiatori. Non per nulla ho predisposto che tu avessi contatti con questo Ordine, che tu schivavi, e che ti fosse quasi imposto l’appartenervi. La natura e missione dell’Ordine dei Servi di Maria sono conformi alla natura e alla missione tua e nella quale ti ho voluta.

Tu eri, e non lo sapevi, già figlia dell’Addolorata, e perciò prescelta a conoscerne i tormenti, sin da quando, bambina, piangevi su Me trafitto e morto. Io così ti ho formata perché a questo ti avevo destinata. Non faccio nulla senza scopo.

L’altro Ordine da te scelto non è aperto ad accogliere il dono di Dio. Dovrebbe esserlo perché ha avuto fra le sue file santi e sante che sono campioni di manifestazioni soprannaturali. Ma il razionalismo spegne in esso troppe luci. Troppa scienza dove Francesco mio voleva solo amore, e amore al Dio Crocifisso.

Ripeto perciò che voglio tu sia luce che si riversa nell’Ordine dei Servi di mia Madre e che esso Ordine ti sia dato a tua tutela.

E per togliere ogni dubbio sulle parole che dico, specifico: ciò che è destinato a parenti e a Marta resti ad essi con l’obbligo morale e spirituale di usarne unicamente per sé, senza prestarlo a chicchessia neppure per un’ora. Qualora succeda in loro stanchezza o dubbio, distruggano col fuoco quanto hanno, e così lascino scritto sia fatto alla loro morte, ma non cedano a nessuno le copie. Questo per le copie. L’originale è e sarà sempre di appartenenza all’Ordine dei Servi di Maria se essi se ne curano come di dono mio.

Questo voglio Io, Padrone e Elargitore del dono.» (I Quaderni del 1944, 15 ottobre)