Al tempo in cui io sono nata il biancospino spruzza di neve viva le siepi fino allora brulle, ed i suoi fioretti, candidi come piuma perduta da colomba in volo, carezzano le spine rosso-brune dei suoi rami. In certi paesi di Italia chiamano il biancospino selvatico “Spina Christi” e dicono che la corona spinosa del Redentore era fatta di questi suoi rami che, se torturanti per la carne del Salvatore, sono protettori dei nidi che nuovamente s’empiono di pispigli e d’amore.
Ai piedi del biancospino, fiore quaresimale nella veste e cristiano nell’umiltà, odora mite la violetta… Un odore più che un fiore… un lieve e pur penetrante odore, un umile e pur tenace fiore che di tutto si accontenta per vivere e fiorire.
Vorrei chiamare questa vita col nome di uno di questi due fiori e “specie della violetta”, che vive nell’ombra ma che “sa” che su lei splende il sole per darle vita e calore. Lo sa, anche se non lo vede; e odora, esalando tutta sé stessa in incenso d’amore, per dirgli “grazie”. (Maria Valtorta, Autobiografia)


 Dovendo la famiglia seguire i dislocamenti del Reggimento di Cavalleria nel quale il padre prestava servizio come ufficiale, Maria lasciò Caserta quando aveva diciotto mesi e si trasferì nel nord Italia. Visse la prima infanzia a Faenza, in Romagna. Rapidamente cominciò a frequentare le scuole, con molto profitto, a Milano e poi a Voghera, dove fece la prima Comunione.
Dovendo la famiglia seguire i dislocamenti del Reggimento di Cavalleria nel quale il padre prestava servizio come ufficiale, Maria lasciò Caserta quando aveva diciotto mesi e si trasferì nel nord Italia. Visse la prima infanzia a Faenza, in Romagna. Rapidamente cominciò a frequentare le scuole, con molto profitto, a Milano e poi a Voghera, dove fece la prima Comunione. Dalla madre, Iside
Dalla madre, Iside 
 Intelligente e volitiva, di natura passionale, Maria nutriva le legittime aspirazioni di ogni donna, ma nella sua anima non si spense mai “l’ansia di consolare Gesù facendosi simile a Lui nel dolore volontariamente patito per amore”. Da bambina, infatti, contemplando la statua di un Cristo deposto dalla croce, ne aveva sentito compassione per aver capito quale amore per l’umanità ci fosse in quel sacrificio estremo.
Intelligente e volitiva, di natura passionale, Maria nutriva le legittime aspirazioni di ogni donna, ma nella sua anima non si spense mai “l’ansia di consolare Gesù facendosi simile a Lui nel dolore volontariamente patito per amore”. Da bambina, infatti, contemplando la statua di un Cristo deposto dalla croce, ne aveva sentito compassione per aver capito quale amore per l’umanità ci fosse in quel sacrificio estremo. Decisivi per la maturità spirituale e per un programma di vita futura furono i suoi felici quattro anni da internata nel Collegio Bianconi di Monza, dove si vide appagata nella formazione culturale e religiosa.
Decisivi per la maturità spirituale e per un programma di vita futura furono i suoi felici quattro anni da internata nel Collegio Bianconi di Monza, dove si vide appagata nella formazione culturale e religiosa. Maria Valtorta all’età di 15 anni, in divisa del Collegio, dove praticava religione e dove la sua anima torna a Dio. I suoi studi: ottimi successi in quelli classici e fallimento in quelli tecnici imposti dalla madre.
Maria Valtorta all’età di 15 anni, in divisa del Collegio, dove praticava religione e dove la sua anima torna a Dio. I suoi studi: ottimi successi in quelli classici e fallimento in quelli tecnici imposti dalla madre.


 Il 20 settembre 1920 Maria Valtorta si trasferisce con i genitori a Reggio Calabria per un lungo periodo di vacanze presso i cugini proprietari di due alberghi. Vi rimarrà fino al 2 agosto 1922. L’affetto dei parenti, unito alla bellezza naturale del luogo, contribuirono a ritemprarla nel fisico e nell’anima. Durante quella vacanza sentì nuove spinte verso una vita radicata in Cristo; ma il ritorno a Firenze, nel 1922, la risommerse nei ricordi amari.
Il 20 settembre 1920 Maria Valtorta si trasferisce con i genitori a Reggio Calabria per un lungo periodo di vacanze presso i cugini proprietari di due alberghi. Vi rimarrà fino al 2 agosto 1922. L’affetto dei parenti, unito alla bellezza naturale del luogo, contribuirono a ritemprarla nel fisico e nell’anima. Durante quella vacanza sentì nuove spinte verso una vita radicata in Cristo; ma il ritorno a Firenze, nel 1922, la risommerse nei ricordi amari.













