Dopo la consueta celebrazione eucaristica, seguita dalla recita di una terza parte del rosario meditato, il direttore spirituale del gruppo, Sua Eccellenza monsignor Bernardino Piccinelli, vescovo ausiliare di Ancona, ha permesso di leggere in pubblico una delle più interessanti testimonianze riguardanti Padre Pio ed i suoi straordinari rapporti con Maria Valtorta di Viareggio, morta pochi anni or sono in concetto di santità, ed autrice delle famose opere letterarie…

[Notizia riguardante il gruppo di preghiera “Ma­donna delle Grazie” di Ancona, ripresa da “La Casa Sollievo della Sofferenza”, quindicinale del­l’Opera di Padre Pio in San Giovanni Rotondo, anno XXVIII, n. 14 (16-31 luglio 1977)]

#PADRE PIO NEGLI SCRITTI DI MARIA VALTORTA E…

DA “I QUADERNI DEL 1943” DI MARIA VALTORTA

Ho visto e parlato (in sogno) a Padre Pio di Pietrelcina. L’ho visto, sempre in sogno, in estasi, dopo la S. Messa, ho visto il suo sguardo penetrante e avvertito sulla mia mano la cicatrice della stimmate quando mi prese per mano. E, non in sogno ma bene sveglia, ho sentito il suo profumo. Nessun giardino colmo di fiori in pieno sboccio può emanare le paradisiache fragranze che empirono la mia camera la notte fra il 25 e 26 luglio del 1941 e il pomeriggio del 21 settembre 1942, proprio mentre un nostro amico parlava di me al Padre (io ignoravo che egli fosse partito per S. Giovanni Rotondo). Tutte e due le volte ho poi ottenuto le grazie richieste. Il profumo fu sentito anche da Marta. Era così forte che la svegliò. Poi cessò di colpo come di colpo era venuto.

DA “RICORDI DI DONNE CHE CONOBBERO MARIA VALTORTA”

Il professore (Nicola Pende) voleva portare Maria a Roma, nella sua clinica in Via Salaria. E ce l’avrebbe trasportata o con la sua bellissima macchina, lunga e comoda, oppure con l’ambulanza, a piacere di lei.

«Sì, sì, professore — diceva Maria —. Poi, quando fossi là, diventerei una cavia da esperimenti». In questo modo ella si schermiva di fronte alle sue numerose proposte. Una volta, poi, a me disse: «Tanto è inutile… me non mi guariscono. Mi fanno soffrire di più e nient’altro».

Ed io: «Perché non dirlo?».

E lei: «Perché mettere gli altri a parte dei miei segreti? Tanto me non mi può guarire nessuno».

Questo me l’ha detto tante, tantissime volte, in molte occasioni. Ed ancora, più di una volta: «Tanto me il Signore mi vuol così! e anche peggio di così»; oppure: «Una volta guarita, rifarei tutte le mie offerte».

Ricordo che una volta un maresciallo di Marina, che abitava solo con la moglie qui nelle vicinanze, in Via Vittorio Veneto, e che si chiamava Arena, parlò di Maria a Padre Pio che era andato a trovare. Infatti un tempo, gli uomini specialmente, ci potevano anche parlare con quel famoso cappuccino, non soltanto ed esclusivamente confessarsi da lui. Dunque questo maresciallo, che provava pietà per le molte sofferenze di Maria, di sua iniziativa pregò Padre Pio di farle ottenere la grazia di guarire, o almeno di soffrire un po’ meno.

«Badi, Padre, che quella poveretta soffre tan­to», gli diceva quest’uomo.

«Sì, sì, lo so, lo so. Ma se potrò fare qualcosa, sa­rà per la sua anima. Niente invece potrò per il suo corpo, per alleviare le sue pene».

E mentre egli parlava con Padre Pio qui si sentì una grande ondata di profumo. Tornato a casa, venne a trovar Maria e le raccontò della sua richiesta e della risposta ricevuta. Lei sorrise e disse: «Eh, sì! Ha ragione». E gli chiese l’ora di quella sua conversazione col frate di San Giovanni Rotondo. Ebbene, l’ora, ed il giorno ovviamente, corrispondevano esattamente al momento di quell’ondata di profumo sentito.

(TESTIMONIANZA DI MARTA DICIOTTI)

DA “I QUADERNI DEL 1944” DI MARIA VALTORTA

25 luglio 1944.

Ieri nessun dettato. Riposo per le mie povere spalle, rotte dal molto scrivere dei giorni passati. Ma non assenza di favori celesti.

Tanta pace per prima cosa, e poi presenza visibile dei miei Amici del Cielo e le loro carezze e, sensibile anche ad altri, quel profumo di rose che talora è schietto come vi fossero cespi di rose appena colte in camera, talaltra pare fuso con un odore tenue di iodio o di aceto come se le rose fossero appassite un poco sul loro stelo. Il profumo viene lentamente, in principio è appena una sfumatura, poi si afferma e cresce venendo come a ondate, talora intensissime, talaltra meno forti. Poi dilegua come è venuto.

Generalmente è odore di rose. Ma qualche volta è complesso come vi fossero gardenie, gelsomini, violette, mughetti, gigli e tuberose. Non sento mai odore di garofani, di giaggioli, giunchiglie e fresie o altri fiori. Solo quelli che ho nominato sopra.

Penso sia portato da qualche “Amico” o venga con la benedizione di Padre Pio. Ma non so di preciso. E lo saluto ogni volta con un ringraziamento dicendo: «Chiunque tu sia, grazie per la tua sensibile protezione». Perché io mi sento protetta, quando sono fra quelle fragranze, ancor più del solito. Come fossi fra le braccia di chi mi ama con la perfezione di un santo.

29 novembre 1944.

[…]

Otto giorni or sono, il 22 novembre, proprio la notte che precedeva la discesa a Lucca di Marta per sentire del permesso di autotrasporto, nel breve sonno dell’alba sogno di essere incamminata per Viareggio (a piedi) insieme a Marta e di incontrare per via Padre Pio, o un francescano, ma era Padre Pio per me, il quale mi guarda e dice come parlando a se stesso: «Però è amara! Aver fatto la bocca al ritorno e avere tanto ritardo!». Io mi volto e un poco risentita ed emozionata dico: «Cosa? Cosa?». E lui: «Niente. Dicevo che è amaro aver fatto bocca al ritorno e avere tanto ritardo». Lo dice due volte e scompare.

Mi sveglio affannata e dico a Marta: «Vedrai che non si fa nulla». Marta dice: «Ma no! Anzi Padre Pio le è venuto a dire che il ritardo è stato amaro, ma è finito». Ed io: «No, no. Vedrai che incomincia ora. Era troppo triste nel dire quelle parole. Mi compassionava».

Marta va a Lucca… e sa che non si può partire fino a dopo il 30 per negati permessi.

Si tramanda che un giorno Padre Pio fece una predizione sul riconoscimento che l’autorità ecclesiastica avrebbe dato all’opera di Maria Valtorta. Mentre durava la persecuzione, egli disse rassicurando: “Ver­rà uno che farà tutto”.

LETTERE DI LETTORI

Al dottor Emilio Pisani,

carissimo in Gesù!

Mi chiamo Rosi Giordani, figlia spirituale di Padre Pio, sono di Bologna, ma vivo qui da molti anni con la mamma, che è del 1897 come Maria Valtorta. Papà riposa da dodici anni nel cimitero di questo paese. Nel 1981 fui con la mamma presente nella basilica di Santa Maria Annunziata a Firenze per la celebrazione anniversaria della morte di Maria Valtorta. Ero col caro Domenico Fiorillo; abbracciai Marta e ascoltai il suo bellissimo discorso.

Le scrivo soprattutto per raccontarle quanto segue: una figlia spirituale di Padre Pio, della prima ora, signora Elisa Lucchi, detta Malvina, di Forlì, un anno prima della morte di Padre Pio, nella confessione gli chiese: «Padre, ho udito parlare dei libri di Maria Valtorta. Mi consigliate di leggerli?». Risposta del Padre: «Non te lo consiglio, ma te lo ordino!».

San Giovanni Rotondo, 7 gennaio 1989.

Rosi Giordani

Vita Femminile

Tre lettere autografe di Nonna Susanna.

Nonna Susanna era la firma di una rubrica sulla rivista Vita Femminile di Bologna.
La prima lettera, senza data, è dell’anno 1972.

 

Pregiatissimo signor Direttore.

Domani subito spedisco i numeri di Vita sui quali sono stati riportati capitoli del Poema dell’Uomo-Dio di Maria Valtorta. Sappia che a pregarmi di leggere quei volumi e a riportarne capitoli su Vita Femminile fu il rev. P. Pio, qualche mese prima di andare in Paradiso. Lui amava molto Vita e sovente mi mandava a dire ciò che desiderava si pubblicasse. La volle sempre all’ospedale Sollievo della Sofferenza, dove settimanalmente ne vanno 900 copie. Io feci osservare al buon Padre che col mio lavoro non sarei riuscita a leggere i 10 volumi e lui sorridendo rispose: Li leggerà e mi ascolterà. Mancato il rev. P. Pio, era l’unico dispiacere di non averlo accontentato in questo e ne scrissi al rev. P. Avidano, dicendo il desiderio del buon P. Pio di vedere entrare nelle famiglie quei volumi, e siccome il  rev. P. Avidano li aveva letti e conosciuti ne ordinai da mandare in premio ai nostri associati. Il rev. P. Avidano mi mandò a regalare il 1° volume, poi venne a Bologna in settembre, e mi portò il 9° volume dicendomi che lui faceva su la meditazione e piangeva.

V’era qui il rev. Parroco di S. Ruffillo, e si fece a lui il dono dell’opera completa. Così quei pochi mesi che restò in vita il rev. P. Avidano io feci sempre spedire da lui i libri. E lui mi consigliò di cominciare ad ubbidire al rev. Padre Pio, ma io potei iniziare la cosa solo il 30 maggio del 1971. Fu la prima volta che ne parlai su Vita. Prima però avevo acquistato a Bologna dalla Libreria […], e poi dalle Suore di S. Paolo, invitando recarsi a queste librerie onde si conoscessero bene questi libri. Aiutata certo dalle preghiere del buon P. Pio, in Bologna per suo conto sono riuscita a regalare 16 opere complete, ma acquistate chi in una libreria, chi in un’altra, e ancora fatte arrivare dalla buona signora Iva Olmo mia carissima amica che lavora con me, ma che fa lei tutto il bene che si fa non è necessario che si veda. Attraverso Vita con gli articoli tolti ai giornali, non avrei fatto nulla; ho preferito far subito leggere i capitoli come mi aveva detto tramite una mia amica il buon P. Pio, e poi ai parenti [?] come la Parusio [?] di Pavia, come la […] di Tempio in Sardegna, la […] di Seregno, persone povere bisognose di aiuto e di compagnia ho fatto spedire da loro tramite la Iva Olmo. Infine ho pensato far richiedere anche da Vita Femminile; ma è sempre Nonna Susanna che aiutata dalle preghiere del buon padre Pio e del rev. P. Avidano, ormai è arrivata a donare 30 collezioni complete in qua e là prese un po’ ovunque perché così le librerie si entusiasmano e a Bologna li vendono. Tramite conoscente è andato anche in casa dell’industriale […] perché è stato fatto conoscere a un’istitutrice della famiglia molto ben voluta, e così anche nella cerchia delle loro conoscenze ora si diffonde.

Si è voluto fare il dono fra medici e ufficiali e un Capellano militare ne è entusiasta.

Ho scritto questo perché Lei sappia che dalla propaganda fatta ai volumi della Maria Valtorta il merito va al rev. Padre Pio da Pietrelcina e al rev. padre Avidano. Ora attendo di sapere se è giunto il primo volume (a tutt’oggi non era giunto a Prato) e altrove, poi dalla Signora Iva Olmo farò ordinare altre collezioni.

Non posso sempre far ordinare da Vita perché tutto il bene che si fa è meglio sia nascosto e per questo (siccome io non sento) mi aiuta e serve la sig. Iva Olmo. Perdoni se sono stata lunga ma mi pareva fosse giusto scriverle questo.

Con  deferenti ossequi.

Nonna Susanna

Nonna Susanna - Lettera a Emilio Pisani

Preg. Direttore.

Mando l’altro numero di Vita F. nel quale si fa propaganda del Poema, parlando proprio del suggerimento, anzi della raccomandazione che faceva di diffondere il Poema. Mi spiace solo che nella fretta chi ha rivisto e riletto le bozze ha fatto tanti errori che non c’erano nella prima parte della lettera. Meno male che almeno il capitolo del Poema forse è copiato preciso, almeno lo spero.

Con deferenti ossequi.

Nonna Susanna

3 – 1 – 1972

seconda lettera Nonna Susanna - Lettera a Emilio Pisani

Pregiatissimo Direttore.

Come un tempo le avevo scritto, quest’anno si sarebbero dati come premio i volumi dell’Uomo-Dio scritto da Maria Valtorta. Le accludo il 2° numero di Vita Femminile con il tamburino che l’annuncia più un capitolo con la raccomandazione del rev. P. Pio da Pietralcina.

Riceverà pure 1 copia del 3° numero dell’anno nel quale v’è il capitolo che segue colla raccomandazione di un altro reverendo Padre Cappuccino, tanto amato dal rev. P. Pio, che trascorse 27 anni in carrozzella. Subì 9 operazioni e morì in concetto di santità il 5 dicembre u. sc. Questo Padre scriveva molto bene, e da ogni parte si può dire era conosciuto, tanto che anche la sua sepoltura fu un trionfo e ora si va a visitare il luogo ove confessava e confortava dalla sua carrozzella. Così molti sono stati da lui aiutati e [parola indecifrabile]. Questo rev. Padre desiderava che si conoscesse, che si regalasse il Poema dell’Uomo Dio e così io ho pure riportato le sue parole.

Perché dopo che è mancato mio fratello che mi regalava i libri che desideravo, non ho più potuto acquistarne come prima, però colla corrispondenza ho cercato d’invogliare, e so che molti l’hanno acquistato e l’acquistano, ora faccio pure per corrispondenza conoscere Azaria.

Questa lettera sono i miei auguri di buon anno, spero faccia piacere il modo che cerco di far conoscere il Poema, che vorrei poter fare entrare in ogni casa.

Con deferenti ossequi e riconoscenza.

Nonna Susanna

2 – 1 – 1973