Maria Valtorta, già terziaria francescana, ubbidì a Gesù che la invitava a diventare terziaria dell’Ordine dei Servi di Maria. Così racconta la sua vocazione nell’Autobiografia:
[…] Io e S. Francesco eravamo vecchi conoscenti.
Nel mio Collegio, nella primavera 1912, la mia Superiora, conoscendo il mio trasporto per questo Santo che allora era molto poco celebrato, mi aveva dato da leggere un libro sul medesimo: «Amor che spira», se ben ricordo quel titolo. Nessuno voleva leggerlo per la prima, neanche le Suore. La Superiora lo portò a me dicendo: «Tieni, Valtortino, tu che sei una piccola francescana leggi e sappimi dire se può piacere alle altre per farlo leggere in refettorio». Era un libro nuovo, con ancora le pagine da tagliare. Mi tuffai in quella lettura e, se prima amavo il Serafico d’istinto, dopo lo amai tre volte di più col conoscimento. Avevo trovato il mio Santo. E anche nei periodi neri della mia giovinezza il mio affetto per lui non s’era illanguidito.
Era più che naturale che ora, tornata a Dio con tutta la pienezza della volontà, più che mai mi sentissi portata verso il suo Araldo, verso lo Stigmatizzato della Verna, verso colui che dopo esser stato carne seppe, per amore del Cristo, divenire spirito.
Fui lì lì per ascrivermi subito al Terz’Ordine Francescano. Ma me ne astenni. Perché? Perché un resto di vergogna era ancora in me. Mi fidavo ormai e mi affidavo alla Misericordia di Dio e in Dio trovavo sempre più quel conforto che avevo inutilmente cercato di trovare in tutti gli umani. Ma non ero ancora giunta al punto di credere, come credo ora, che la Misericordia di Dio è così infinita che nulla le è di ostacolo per amare le sue creature.